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LA VULNERABILITA' STRATEGICA ITALIANA NEL CONFLITTO GEO-ECONOMICO TRA OCCIDENTE E CINA

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    maieuticaassociazi
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 8 min

di Federico Forestieri.


ECONOMIA ITALIANA:QUALI SONO LE NOSTRE PIU GRANDI DEBOLEZZE?

La centralità dell'Italia nella nuova dinamica geopolitica tra Cina e Occidente è evidente, infatti, l'Italia non "subisce" queste dinamiche, bensì ne è un punto focale.

Per rispondere esaustivamente alla domanda bisogna partire dall'analizzare i fattori economici, strategici e simbolici che posizionano l'Italia al centro di questa

complessa partita.


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BRI

L'Italia è stato il primo Paese fondatore del G7 ad aderire formalmente alla BRI, la firma ha inquadrato le relazioni come un tentativo italiano di perseguire i propri interessi economici nazionali, anche a costo di tensioni con i tradizionali alleati.

In un primo momento le relazioni tra le 2 nazioni erano inquadrate nel contesto degli scambi commerciali (principalmente esportazione di Made in Italy-importazione di manifattura).Con la BRI l'attenzione si è spostata sulla logistica e sulle infrastrutture critiche.


IL MEDITERRANEO

La posizione geografica dell'Italia la rende un hub logistico fondamentale: la Cina ha sempre dimostrato il suo interesse per queste zone e lo dimostra il fatto che la

BRI (Belt and Road Initiative) si è concentrata sull'interesse strategico dei nostri porti (in particolare Trieste e Genoa) e le nostre infrastrutture.

Il porto di Trieste, essendo il più settentrionale del mediterraneo ma, soprattutto, vantando un collegamento diretto tramite il corridoio del Brennero con le economie di Austria, Germania e paesi dell'Europa centrale, avrebbe permesso alla Cina di by-passare i porti nord europei, con l'obiettivo di rendere il porto di Trieste il termine primario della Via della Seta Marittima.

Il porto di Genova è cruciale per la sua capacità di servire una delle regioni industriali più importanti d'Europa, ossia il Nord-Ovest Italiano.

L'obiettivo era quello di modernizzare le infrastrutture per aumentarne capacità e velocità collegando la regione all'asse logistico euro-asiatico.

I porti italiani sono considerati la "porta d'ingresso” più veloce per le merci che transitano attraverso il canale di Suez; infatti, l'Italia vanta anche tanti interessi nel

Mediterraneo e nel Corno d'Africa, aree dove la Cina sta espandendo la sua influenza, marittima e non solo.


LA NOSTRA ECONOMIA

L'Italia è un bersaglio strategico, non per volume di scambi, ma per la natura dei suoi asset.

L'economia italiana, particolare e non convenzionale, si basa su una miriade di Piccole e Medie Imprese (PMI) leader mondiali in settori di nicchia ad alta tecnologia (moda di lusso, robotica, meccanica di precisione). Alcune di queste PMI sono state oggetto di acquisizioni cinesi ed analizzeremo in seguito i rischi che questo comporta.

La Cina ha investito, nei nostri settori sensibili, su asset che hanno implicazioni sulla sicurezza nazionale o nelle infrastrutture logistiche: questo ha reso l'Italia uno dei Paesi europei con la

maggiore necessita di ricorrere a strumenti di tutela come il Golden Power.

L'Italia è dipendente dalle materie prime critiche e dalla componentistica della doppia transizione (batterie, EV, pannelli solari), e questa vulnerabilità costringe il

governo a prendere decisioni immediate e strategiche.


LEALTÀ TRANSATLANTICA VS INTERESSE ECONOMICO

L'Italia ha un ruolo da mediatore tra le due realtà. La nostra nazione, infatti:

-ha un ruolo di Alleato Atlantico: in quanto membro fondatore della NATO e alleato storico degli Stati Uniti, l'Italia è vincolata all'approccio strategico di Washington nei

confronti di Pechino, che mira al contenimento dell'influenza cinese, in particolare nel campo tecnologico.

-appartiene all' UE e deve allinearsi alla politica estera e commerciale dell'Unione Europea, che ha adottato la strategia del "de-risking”.

-è stato il primo paese del G7 ad aderire alla BRI per poi a ritirarsi dall'iniziativa: questo è stato un atto di alta valenza simbolica, poiché, da un lato ha permesso alla Cina di entrare nel G7, dall'altro l'Italia, ritirandosi, ha mostrato la volontà di riaffermare la propria sovranità e la lealtà occidentale, a costo di potenziali ritorsioni

commerciali, ridefinendo il proprio rapporto con l'UE, basandolo su reciprocità, trasparenza e sulla protezione degli asset strategici.

Si può quindi affermare che l'Italia è al centro della nuova dinamica geopolitica perché rappresenta il punto dove gli interessi cinesi (acquisizione di know-

how, accesso al cuore dell'Europa) e le preoccupazioni occidentali (sicurezza infrastrutturale, tutela del mercato) si scontrano con maggior forza.


COME NE USCIAMO? PROSPETTIVE DI RESILIENZA IN ITALIA


Rispondere a questa domanda non risulta né semplice né immediato, poiché l'uscita dalla dipendenza cinese e la gestione del de-risking richiedono tempo ed

investimenti ingenti.


Tuttavia, la via d'uscita per l'Italia non sarà mai rappresentata da una ritirata, ma dalla trasformazione strategica basata sulla protezione degli asset interni e l'integrazione proattiva nelle strategie di autonomia dell'Unione Europea.

In poche parole, questo articolo propone due concetti fondamentali: autonomia e diversificazione.

L'Italia deve sfruttare la Piattaforma Europea, poiché non può affrontare questa sfida da sola, e deve integrare i propri interessi nazionali nelle strategie dell'UE,

sfruttando a pieno strumenti come il "Chips Act” per la microelettronica e il "Critical Raw Materiarls Act” per garantire e sviluppare una catena di approvvigionamento di

materie prime più sicura.

Il nostro Paese sicuramente dovrà ricorrere proattivamente ai fondi UE per la sovranità tecnologica e per progetti di interesse comune europeo (IPCEI), al fine di

ridurre la necessità di capitali extra-UE, potenzialmente problematica.

Per quanto riguarda la diversificazione, l'obiettivo è quello di spostare le catene di approvvigionamento dalla Cina a Paesi considerati più affini, promuovendo accordi

con Paesi ricchi di materie prime critiche o con elevate capacità produttive nell'area del Sud-Est asiatico, o in Africa, con l'obiettivo, anche qui, di ridurre la

dipendenza logistica e politica da Pechino.

L’Italia può far leva sulla sua reputazione, sul suo ruolo nel Mediterraneo e sui suoi legami storici in Africa per facilitare questi nuovi corridoi.


COME GESTISCE L'ITALIA LA SITUAZIONE ECONOMICA?


La situazione economica si sviluppa su due assi principali: la protezione interna e la promozione mirata dei marchi italiani.

Abbiamo vissuto sulla nostra pelle il rischio di acquisizioni ed infiltrazioni tecnologiche, ma, nonostante l'uscita dal BRI questo pericolo persiste.

Lo strumento fondamentale per difendere la nostra economia si materializza nel Golden Power, con cui il governo gestisce attentamente:


-asset sensibili, come telecomunicazioni (5G), energia, difesa, data center e Al.

Il governo esamina e valuta ogni operazione di investimento o acquisizione straniera in questi settori, al fine di prevenire il trasferimento di tecnologie critiche o

l'accesso a dati sensibili.


-settori tecnologici.

Il Golden Power viene applicato anche a piccole o medie imprese detentrici di know how avanzato (storicamente molto presenti in Italia, es. robotica e meccanica di

precisione) per prevenire la cessione dei vantaggi competitivi unici italiani.


Per quanto riguarda la promozione dei suoi marchi, l'Italia cerca di bilanciare le tensioni geopolitiche concentrandosi sulle aree dove il brand Italia presenta un alto valore, sfruttando il fascino e la reputazione del Made in Italy (moda, agroalimentare, design) per mantenere ed espandere le esportazioni verso il vasto mercato di

consumo cinese, separando export dalla cooperazione infrastrutturale.


VANTAGGI E DEBOLEZZE


L'Italia nell'affrontare la sfida Cina, opera con un doppio registro di vulnerabilità strutturali e punti di forza unici.

Partiamo dal analisi delle debolezze, il nostro fianco più esposto.

In cima alla lista vi è la dipendenza quasi totale dalle materie prime critiche (CRM), con percentuali di approvvigionamento dalla Cina di circa il 98% per alcuni

elementi fondamentali, questa rappresenta un problema per la nostra transizione energetica e digitale.

Anche la frammentazione del nostro tessuto industriale, composto da numerose Piccole e Medie Imprese (PMI) altamente innovative, ma che, proprio per la loro dimensione sono bersagli facili per acquisizioni predatorie che possono condurre a una fuga e "rapina" di know-how italiano.

Per ultimo è necessario sottolineare come la nostra eccellente posizione geo-strategica nel mediterraneo non è corredata da una logistica all'altezza, con infrastrutture portuali e ferroviarie non pienamente ottimizzate per competere con i grandi hub del Nord Europa.


Nonostante queste debolezze, l'Italia detiene numerosi vantaggi strategici importanti: per primo aver rafforzato l'uso del Golden Power è cruciale per difendere gli asset strategici da interferenze estere, sul piano economico, il nostro brand globale, il Made in Italy, è un tesoro inestimabile, i prodotti di lusso, design, e alta qualità sono e saranno insostituibili dalla concorrenza di massa cinese e garantiscono un flusso di esportazioni costante e importante.

Geopoliticamente, la nostra posizione di paese marittimo al centro del Mediterraneo ci rende di fondamentale importanza per i nuovi corridoi logistici ed energetici che

stanno sorgendo intorno a noi, tra Africa, Medio Oriente ed Europa, a maggior ragione è importante sottolineare l'attuale riallineamento con la linea Atlantica e UE -

simboleggiato dall'uscita dalla BRI - che rafforza la fiducia nei nostri confronti da parte dei partner occidentali, rendendo la cooperazione e l'accesso ai progetti tecnologici strategici europei più facile.


La nostra sfida, consiste nel proteggere strenuamente i propri asset sensibili e nello stesso tempo sfruttare i nostri importanti vantaggi competitivi e l'allineamento

politico internazionale per costruire, insieme all'Europa, un percorso e un progetto di vera resilienza.



DALLA VULNERABILITA' ALL' OPPORTUNITA': LA NUOVA RESILIENZA ITALIANA


La complessa partita geopolitica degli ultimi anni tra Cina e Occidente ha costretto la nostra nazione ad uscire da una posizione di ambiguità strategica che poteva

risultare scomoda.

L'uscita dalla BRI e l'attuazione di una strategia che prevede il de-risking non sono semplici atti di allineamento politico, ma rappresentano la presa d'atto che la

sicurezza economica e sicurezza nazionale.


L'Italia, con la sua ottima posizione geografica nel mediterraneo e il suo know-how unico e incomparabile, è chiamata a capitalizzare l'attenzione ritrovata ultimamente dai suoi partner strategici e a diventare un pilastro strategico dell'Europa nel Mediterraneo allargato, con la consapevolezza che l'interscambio

economico deve avvenire in un quadro di reciprocità ma soprattutto nel rispetto della sovranità nazionale.



UNITA' E CORAGGIO: LA SFIDA AL SECOLO ASIATICO


In questo preciso periodo storico di continui tumulti globali, non possiamo permetterci esitazioni o tatticismi di breve periodo.

La nostra priorità assoluta deve essere la difesa dell'interesse nazionale, della nostra identità (economica e culturale) e del nostro patrimonio tecnologico.

L'esperienza BRI ne è stata la prova: ci ha insegnato che non si può barattare la sovranità strategica con promesse economiche incerte.


La vera via d'uscita risiede nel recupero della nostra forza interna, ma soprattutto nella consapevolezza che l'Italia potrà essere più forte se inserita in un'Europa

altrettanto forte e unita.

E per "forte e unita" non intendo soltanto un blocco economico capace di erogare fondi o imporre dazi, bensì intendo un'Europa che recuperi la sovranità a livello morale e culturale.

Sono convinto che la forza di un'entità geopolitica non si misura solo con in PIL o la capacità produttiva, ma con la volontà di agire e la coesione etico-culturale.

Per tornare a competere, l'Europa deve prima di tutto avere il coraggio di ritrovare il suo orgoglio, questo significa smettere di agire come una sommatoria di stakeholder economici e ricominciare ad agire come un attore storico consapevole del valore dei suoi principi fondanti: lo stato di diritto, la libertà individuale e la democrazia, questi valori, che definiscono la nostra identità civile, sono oggi apertamente sfidati dai modelli autoritari che guidano la concorrenza asiatica.

Nonostante le criticità e le lentezze burocratiche che ci affliggono, io credo fermamente nel potenziale di riscatto del vecchio continente, l'Europa non si deve

rassegnare a un ruolo di vassallo geopolitico.

Siamo forti della nostra storia, della cultura, l'innovazione, dell'ingegno e del nostro capitale umano, ma ,per competere al fianco delle grandi potenze, dobbiamo, per esprimere al meglio queste forze, andarne fieri e orgogliosi.

La conseguenza di un orgoglio generale sarà, potenzialmente, un Unione Europea fortemente unita capace di agire come un blocco unico, tutelando con coraggio i

suoi confini industriali e imponendo un principio di reciprocità totale nelle relazioni internazionali, allora l'occidente tornerà ad essere il centro gravitazionale del futuro.

Dobbiamo solo avere il coraggio, la visione e la disciplina di tradurre le strategie di de-risking in azioni concrete che garantiscano il nostro posto nel mondo del prossimo secolo.

 
 
 

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